Le parole intraducibili che raccontano una cultura
Ci sono parole che non si possono tradurre. Non perché non esista un modo per spiegarle, ma perché racchiudono in sé un mondo: emozioni, abitudini, modi di vivere e di sentire che appartengono solo a una lingua e alla cultura che la parla.
Lo spagnolo, ricco, colorato e musicale, è una lingua che offre molti di questi tesori intraducibili.
In questo articolo, il Centro Linguistico Moose di Roma ti accompagna alla scoperta dei vocaboli spagnoli che non hanno un vero equivalente in italiano, spiegandone il significato e mostrando come ogni parola racconti un frammento dell’anima ispanica.
1. Duende – il fascino misterioso dell’arte e dell’anima
Tra le parole più famose e affascinanti della lingua spagnola c’è “duende”.
Non esiste un vero corrispettivo in italiano. “Duende” è quel misterioso potere che ha un artista – un musicista, un ballerino di flamenco, un cantante – di emozionare, di toccare l’anima, di far vibrare chi lo ascolta.
È un concetto profondo, quasi magico, legato alla tradizione andalusa e alla cultura gitana. Il poeta Federico García Lorca scriveva che il “duende” è “un potere e non un atteggiamento”, una forza oscura che sale dal profondo e trasforma l’arte in emozione pura.
In italiano potremmo avvicinarlo a “carisma” o “ispirazione”, ma nessuno di questi termini cattura davvero la potenza viscerale del “duende”.
2. Sobremesa – il piacere di restare a tavola dopo aver mangiato
Chi vive in Spagna conosce bene la “sobremesa”: il momento in cui, finito il pranzo o la cena, nessuno si alza subito da tavola.
Si resta seduti a parlare, ridere, raccontarsi la giornata. È un tempo sospeso, prezioso, in cui la convivialità diventa protagonista.
In Italia esiste certamente l’abitudine di “restare a tavola”, ma non abbiamo una parola specifica per indicarlo. “Sobremesa” è molto di più: è un rito quotidiano, un simbolo della lentezza e del valore delle relazioni nella cultura spagnola.
3. Estrenar – la magia del “mettere qualcosa per la prima volta”
“Estrenar” è una di quelle parole che gli italiani vorrebbero avere.
Significa usare o indossare qualcosa per la prima volta: un vestito nuovo, un paio di scarpe, ma anche un’auto o una casa.
Dire “Hoy estreno zapatos” vuol dire “oggi metto per la prima volta le scarpe nuove”.
In italiano dovremmo per forza usare una frase intera, perché non esiste un verbo che riassuma tutto in una sola parola.
È un piccolo esempio di come lo spagnolo riesca a rendere immediato e quotidiano ciò che in altre lingue richiederebbe una perifrasi.
4. Merienda – molto più di una “merenda”
La parola “merienda” si traduce spesso con “merenda”, ma in realtà non è la stessa cosa.
In Spagna, la merienda è un vero pasto sociale, consumato tra le 17 e le 19, che può essere dolce o salato: un panino con jamón serrano, una fetta di torta, un caffè con latte o una “tostada con tomate”.
La “merienda” è un momento di pausa e incontro, spesso condiviso con amici o familiari. Non è solo “qualcosa da mangiare tra i pasti”, ma un’abitudine culturale che scandisce il ritmo della giornata.
5. Friolero/a – la persona che soffre il freddo
Un altro termine spagnolo intraducibile è “friolero” (o friolera), che indica una persona particolarmente sensibile al freddo.
In italiano possiamo dire “freddoloso”, ma non ha la stessa diffusione né lo stesso tono affettuoso e quotidiano dello spagnolo.
In Spagna è comunissimo dire “Soy muy friolera” – “sono una che ha sempre freddo” – e tutti capiscono subito il tono simpatico e informale della frase.
6. Tocayo – il “gemello di nome”
Una parola tanto utile quanto inesistente in italiano: “tocayo” (al femminile tocaya).
Si usa per riferirsi a una persona che ha lo stesso nome di un’altra.
Se due persone si chiamano Carlos, possono dire “¡Eres mi tocayo!” – “Sei il mio omonimo!”.
In italiano, “omonimo” esiste, ma suona molto più formale e raro. “Tocayo” invece è spontaneo, simpatico e usatissimo nella vita quotidiana.
7. Empalagar – quando qualcosa è troppo dolce (in senso letterale o figurato)
“Empalagar” è una parola perfetta per descrivere quella sensazione di “troppa dolcezza”: quando un dolce è così zuccherato da diventare stucchevole, o quando qualcuno è così sdolcinato da risultare fastidioso.
In italiano potremmo dire “stuccare” o “nauseare”, ma “empalagar” ha una sfumatura più emotiva e ironica.
“Me empalaga tanto cariño” – “Mi stanca tutta questa dolcezza” – è una frase tipica che riassume in un verbo l’ironia e la vivacità dello spagnolo.
8. Madrugar – svegliarsi molto presto
Anche “madrugar” non ha un vero equivalente diretto in italiano.
Significa alzarsi all’alba o molto presto al mattino.
“Mañana tengo que madrugar” – “Domani devo svegliarmi presto” – è una frase che ogni studente o lavoratore spagnolo pronuncia spesso.
In italiano possiamo dire “alzarsi presto”, ma non c’è un verbo specifico che indichi proprio l’azione di svegliarsi prima dell’alba.
9. Antojo – il desiderio improvviso e irresistibile
“Antojo” è una parola intraducibile che racchiude un misto di desiderio, capriccio e impulso.
Può indicare la voglia improvvisa di qualcosa, spesso di cibo: “Tengo antojo de chocolate” – “Ho una voglia matta di cioccolato”.
Ma può anche riferirsi a un desiderio in generale, a qualcosa che si vuole senza una ragione precisa.
In italiano possiamo parlare di “voglia”, ma “antojo” ha una connotazione più spontanea e affettiva, molto tipica della cultura latina.
10. Enmadrarse – l’attaccamento del bambino alla madre
Forse una delle parole più poetiche (e psicologicamente profonde) della lingua spagnola: “enmadrarse”.
Significa sviluppare un legame eccessivamente forte con la madre, tanto da non volerla lasciare mai.
È una parola usata soprattutto per i bambini piccoli, ma può avere anche un tono ironico quando si parla di adulti troppo “mammone”.
In italiano dovremmo spiegare il concetto con una frase intera, mentre in spagnolo basta una parola.
11. Estribillo – non solo “ritornello”
La parola “estribillo” viene spesso tradotta con “ritornello”, ma nel mondo ispanico ha un significato più ampio: può essere anche una frase ricorrente nella conversazione, una battuta che si ripete spesso.
Per esempio, dire “Eso ya es un estribillo tuyo” equivale a “Questa è la tua solita frase ricorrente”.
Un altro esempio del potere sintetico e musicale dello spagnolo.
12. Malasaña, tapeo e altre parole legate allo stile di vita
La lingua spagnola è strettamente legata alla vita sociale e urbana. Alcuni termini non si traducono perché rappresentano esperienze culturali precise:
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“Tapeo”: l’abitudine di uscire con gli amici per mangiare tapas in vari bar, spostandosi di locale in locale.
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“Botellón”: il radunarsi dei giovani nei parchi o piazze per bere insieme, di solito prima di uscire.
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“Malasaña” (il nome di un quartiere di Madrid) è ormai sinonimo di “movida bohémienne”, proprio come “Soho” a Londra o “Trastevere” a Roma.
Ogni parola racconta un pezzo della vita spagnola, dove convivialità, musica e libertà di espressione sono elementi centrali.
13. Saudade spagnola? Non proprio, ma quasi
Molti italiani associano il termine portoghese “saudade” a un sentimento malinconico e profondo, ma anche lo spagnolo ha parole vicine, come “morriña”, usata in Galizia per descrivere la nostalgia della propria terra.
È un’emozione che va oltre la semplice “nostalgia”: è un richiamo affettivo, un dolore dolce e persistente per qualcosa che si è lasciato alle spalle.
14. Cosa ci insegnano le parole intraducibili
Vocaboli spagnoli che non hanno equivalenti in italiano. Ogni lingua custodisce la sua visione del mondo.
I vocaboli spagnoli intraducibili ci insegnano che le parole non servono solo a comunicare, ma anche a pensare e a sentire.
Imparare queste parole significa entrare nel cuore della cultura ispanica, capirne i valori e i modi di vivere.
Per questo nei corsi di spagnolo del Centro Linguistico Moose a Roma e online non ci limitiamo a insegnare grammatica: aiutiamo gli studenti a “pensare in spagnolo”, a scoprire le sfumature culturali dietro ogni parola.
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